Riteniamo utile riportare quanto espresso da ESHRE, dal British
Medical Journal e da alcuni soci S.I.d.R. in merito a questa discussa
legge.
Comunicato
ESHRE del 13 Dicembre 2003
European experts slam new Italian fertility rules. “Disaster
for women” says ESHRE chairman
The European Society of Human Reproduction and Embryology(ESHRE)
– the voluntary organisation representing 4,500 international
fertility experts – has condemned the controversial Reproduction
Bill just approved by the Italian Senate.
It has described the regulations as unethical, deplorable and
a potential disaster for women.
The new law, which has been passed by both houses of parliament
but which still has to return to the lower house to be rubber-stamped,
includes the banning of donor sperm, eggs or surrogate mothers
and restricts assisted fertilisation to stable heterosexual couples.
One of the most alarming aspects to ESHRE is a ruling that freezing
eggs and sperm is acceptable but that freezing embryos –
currently the most effective way to preserve surplus embryos –
is not. Instead, doctors will be allowed to create up to three
embryos during each attempt at insemination, but all of them must
be transferred to the woman’s uterus at the same time. This
means that a woman will be put at risk of giving birth to triplets,
with all the risks to mothers and babies involved.
ESHRE chairman Professor Arne Sunde said: “Cryopreservation
of oocytes is still an experimental procedure, and the limited
number of procedures performed so far is insufficient to establish
its safety.
“This ruling is utterly deplorable. It is unethical to subject
women to a procedure that is of low efficacy and the safety of
which is still a concern. Any procedures like this should be undertaken
only in controlled clinical trials.”
He said that ESHRE was deeply concerned, not only that the draconian
new regulations would encourage reproductive tourism as desperate
couples travelled abroad for help, but also that other countries
might be encouraged to pass similar laws. “It that happens
it would be a disaster for women,” he said.
Margaret
Willson
Non
mi convince del tutto la presa di posizione dell'ESHRE su una
legge italiana. Non credo che questa legge sia esente da critiche
ma ritengo che gli esperti della riproduzione dovrebbero fare
un passo indietro.
Questa non è la legge per gli operatori, nè per
le donne infertili o per le coppie.
Se fosse così forse gli operatori avrebbero avuto ruolo
ad insistere sui problemi tecnici.
Questa legge invece investe settori molto piu' ampi del vivere
civile che coinvolgono l'etica e la morale.
A questo punto gli operatori, dopo aver chiarito le eventuali
conseguenze della legge sulle coppie e sugli esiti dovrebbero
tacere. Potrebbe essere interpretato in vari modi tutto questo
frastuono.
Carlo
Foresta
Mi permetto di esperimere la mia idea sulla proposta di Carlo
Foresta sulla opportunità di consegnarsi al silenzio, per
i seguenti punti:
1. Il silenzio potrebbe essere interpretato (o fatto interpretare)
come un assenso. Non tanto sugli aspetti tecnici (dei quali ci
hanno dato ampia dimostrazione di quanto li considerino irrilevanti),
ma anche sugli aspetti che Carlo definisce " del vivere civile
che coinvolgono l'etica e la morale".
In queste condizioni l'obbedienza (anche se come sola interpretazione
di una non azione) non è giustificabile;
2. Proprio per questo grave e preoccupante aspetto di inteferenza
nella vita dei cittadini che vivono in questo Paese, tutti coloro
che pensano di subire in qualche modo (diretto o indiretto) una
violazione della libertà individuale, sarebbe opportuno
che manifestassero il loro dissenzo (anche
se operatori);
3. Una interpretazione (strumentalizzata) potrebbe manifestarsi
in risposta qualunque tipo di reazione. Penso che dovremmo preoccuparci
di quello che è già successo, piuttosto che di ciò
che può accadere. Come dire: peggio di così......
Roberto
Palermo
Ho letto il comunicato ESHRE sulla legge sulla PMA italiana e
non posso nascondere di avere provato un certo disagio. Tutto
sarebbe stato legittimo senonchè a un certo punto si parla
di “non eticità” ( cfr. unethical) e questo
non è per me accettabile.
Cercherò di spiegarmi: un conto è dire che la legge
paga pegno in termini di safety ed efficacia rispetto ad un principio
enunciato a priori, un altro conto è affermare che ciò
non è etico, poichè questo concetto di eticità
non è astrattamente isolabile ma va contestualizzato.
Potrei chiedermi e chiedervi se al punto in cui ci troviamo dobbiamo
instaurare delle graduatorie al riguardo: mi dispiace, ma non
ci sto!
Seguendo questo percorso sarebbe infatti doveroso interrogarsi
se sia più etico (o meno a seconda dei casi) selezionare
gli embrioni? Criocongelarli in attesa di un genitore, e laddove
non ci sarà ? O se sono stati o sono, mentre stiamo discutendo,
particolarmente etici i comportamenti di alcuni operatori.
Ci vorrebbe a mio parere una maggiore umiltà e un più
concreto spirito laico.
Maggiore umiltà perché ho l’impressione che
pensiamo di essere al centro del dibattito sociale : in realtà
mi sembra che l’impatto, al di là dei media, non
sia così rilevante, anche perché ben altri problemi
nella sanità si stanno evidenziando con il prosciugarsi
delle risorse destinate (accompagni dimezzati per gli invalidi
o disabili; assistenza domiciliare ridotta; partecipazione diretta
alla spesa sanitaria sempre più massiccia, ecc.).
Un più concreto spirito laico sarebbe necessario nello
spogliarsi degli interessi personali. Se si parte dall’assunto
della tutela dell’embrione come valore prevalente sulla
sterilità da curare ad ogni costo la legge ha una sua coerenza
inequivocabile. Quale dei due presupposti è più
etico? Per me cattolico non c’è dubbio; tuttavia,
seguendo il ragionamento dell’ESHRE, il secondo principio
dovrebbe sopravanzare il primo? Può essere universalmente
(e quindi eticamente) accettabile ciò? Vedete come ci cacciamo
in un vicolo cieco da cui non si esce e che tende ancora una volta
agli steccati ideologici e politici. Molto laicamente si tratta
invece di lavorare a rendere migliore dal punto di vista tecnico
( e quindi per le figure professionali e gli utenti) la legge
individuando i punti critici nell’ambito dell’impostazione
complessiva del provvedimento che mi sembra ovvio non possa esser
stravolta nei suoi cardini. Ciò non vuol dire che chi non
approva debba tacere… per carità! Ma se si vuole
essere dalla parte dei pazienti la strada è un’altra
senza adire a categorie filosofiche così eminenti.
Antonio
Lanzone
La legge approvata recentemente sulle modalità di accesso
e di esecuzione della Procreazione Medico Assistita (PMA) ha provocato
in Europa un tale sconcerto da fare dichiarare al Presidente della
Società Europea di Riproduzione Umana e di Embriologia
(ESHRE) che si tratta di un vero “disastro per le donne”.
Molteplici sono i punti tecnici estremamente negativi per le coppie:
-aspettata riduzione di 2/3 dei risultati, specie nelle donne
oltre i 35 anni (possibilità di fertilizzare solo 3 ovociti)
-obbligo di impianto di tutti e tre gli eventuali embrioni creati
(aumento della temibile complicanza della gravidanza multipla)
-impossibilità per le coppie portatrici di malattie genetiche
ad accedere alla diagnosi preimpianto (potranno però in
seguito praticare un aborto fino alla 22° settimana !)
-impossibilità al congelamento degli embrioni (ma possibilità
a praticare una tecnica ancora sperimentale come il congelamento
degli ovociti)
Non voglio però soffermarmi su questi e altri numerosi
punti più volte discussi: non ho trovato una sola persona
addetta ai lavori o con specifiche conoscenze, di qualsiasi credo
politico o religioso, che non abbia definito la legge un “obbrobrio
tecnico”.
Vorrei invece soffermarmi sui comportamenti delle tre componenti
che, ciascuna nel proprio ambito, hanno facilitato la promulgazione
di una siffatta legge: i medici, i mass media e la società
civile.
I medici addetti alla PMA sono pochi e per di più inquinati
da chi ha solo saputo proporre ai mass media mamme-nonne, clonazioni
o pirotecniche nascite con stravaganti incroci di gameti.
E’ noto che i mass media ignorano chi lavora nella normalità,
ma sono sempre pronti a dare risalto a chi propone situazioni
limite : tutto questo ha ingenerato nel pubblico l’idea
che nella PMA ci sia comunque qualche cosa di poco lecito.
La classe medica è stata quindi colpevole per non essere
riuscita a dare una corretta informazione, a fronte di una spettacolarizzazione
di alcuni comportamenti, amplificati da compiacenti mass media.
E la società civile dove era? Dove erano le Associazioni
per il malato, le Associazioni delle Coppie Infertili? Sempre
pronte a fare (giusto) rumore per un qualsivoglia deficit della
organizzazione sanitaria del paese non sono mai uscite allo scoperto,
forse per un malinteso senso di privacy.
Loro avrebbero dovuto essere la vera forza di opposizione alla
legge e solo loro avrebbero potuto sensibilizzare i politici,
i quali riconoscono solo chi ha la possibilità di spostare
grandi masse di voti, come hanno dimostrato le Associazioni Australiane
delle Coppie Infertili che, recentemente, con l’aiuto tecnico
dei medici, sono riuscite a fare modificare la legge sulla PMA
nel loro paese.
Tutto questo è indice di una società civile immatura
(ogni popolo ha le leggi che si merita), egoista (tanto quella
legge non mi riguarda) e capace di fare facili discorsi virtuosi
solo quando non ne sopporta le conseguenze (io l’inseminazione
da donatore non la farei !).
Ecco quindi, come risultato dei suddetti comportamenti, la legge
sulla PMA punitiva per le coppie infertili, una legge confessionale
in cui non vi è separazione tra morale e religione, come
invece dovrebbe essere in uno stato laico.
Guido
Ragni
Faccio qualche mia considerazione sul Comunicato ESHRE del 31.12.03
riguardo alla Legge italiana sulla PMA e sul dibattito che ne
è seguito.
Le mie sono riflessioni “etiche” e non interessate,
anche perché non sono un operatore del settore.
Mi chiedo anzitutto che titolo ha l’ESHRE di sindacare una
legge nazionale con motivazioni appunto “etiche”,
non essendo l’ESHRE un comitato etico (e non credo che ne
abbia uno) ma una associazione di operatori del settore,che caso
mai dovrebbe limitarsi agli aspetti “tecnici”.
I principi fondamentali dell’etica, riassunti com’e
noto nelle tesi di Belmont, sono a mio avviso sufficientemente
salvaguardati - pur nei suoi limiti – dalla Legge in discussione,
anche e soprattutto per quel che riguarda i diritti del più
debole, cioè il nascituro.
Perché poi definirla una legge “confessionale”
? Cosa ha da “guadagnare” la Chiesa Cattolica nel
proporre dei “paletti” a salvaguardia della vita?
Lo Stato laico si basa su principi democratici che affondano le
proprie radici nei diritti umani, ed il primo dei diritti è
il diritto alla vita, che anche lo Stato laico ha il dovere di
difendere, salvaguardando i diritti del “più povero
tra i poveri”, cioè il concepito.
Ed infine una considerazione da “andrologo”. La battaglia
che si sta facendo in nome della salute della donna, non nasconde
un minimo di ipocrisia da parte di alcuni quando nella stragrande
maggioranza dei casi di sterilità di coppia per “fattore
maschile”, a fronte di una oligospermia anche modesta si
fa accedere la donna “ipso facto” ai gravosi, per
lei, procedimenti di PMA senza almeno tentare un miglioramento
dei parametri seminali; il che, sia pure in alcuni casi, eviterebbe
appunto alla donna tali gravosi procedimenti?
Aldo
Isidori
E'
difficile non affermare che la legge non sia etica. Non per il
testo in se, che poi non salva, ahimè, temo neanche un
embrione. Ma per il modo con il quale è stata approvata.
A nessuno sfugge che i motivi per i quali ci troviamo a discutere,
non sono quelli di un desiderio nobile di stare dalla parte di
questo essere vivente, che è senz'altro l'embrione. E'
stata approvata la legge perchè una parte, piccola, dei
parlamentari si era prestata ad altre approvazioni del parlamento,
con metodi che non possiamo definire da stato laico.
Mi si consenta di dire che forse, per alcuni aspetti, non è
una cattiva legge, ma è sicuramente una legge cattiva,
perchè in nome di principi che io condivido, ma ai quali
non possiamo obbligare tutti i componenti di uno Stato laico,
si fa tanto, tanto male ad un certo numero di coppie.
Questo Stato non si riconosce il diritto di decidere come è
divisa, all'interno, la nostra casa ed ha ritenuto di poter decidere
nella sfera più intima della nostra vita di relazione.
Quale sarà il prossimo provvedimento, il colore, l'intelligenza
o cosa?
Non so quanto rispetti i principi costituzionali, una legge che
limita deliberatamente la libertà di utilizzare le piene
potenzialità di riproduzione di una persona.
Il contratto di convivenza civile può anche prevedere di
non far fronte alle spese necessarie per queste tecniche, ma non
può impedire, ai propri cittadini di usufruirne. Il legislatore
lo sapeva ed ha affrontato il problema con delle pene intimidatorie,
ma non giuste. Questa legge potrebbe non avere vita lunga, perchè
insensata, ma intanto?
Non so cosa faremo nei prossimi mesi. Certamente qualcuno si organizzerà
nell'attesa che la struttura sana che governa la nostra società
trovi le giuste misure.
Franco
Causio
A distanza di qualche settimana dalla sua approvazione, è
opportuno pacatamente riconsiderare alcuni aspetti della legge
sulla procreazione assistita iniziando dalla vincolante regola
dei "tre embrioni".
Questa avrà due negative conseguenze: diminuirà
l'efficacia del trattamento per le coppie "meno fertili"
e aumenterà il temuto rischio di gemellarità per
le coppie "più fertili".
Le altre limitazioni imposte dal legislatore e la proibizione
di trattamenti largamente praticati in Europa attiveranno tra
breve un umiliante turismo riproduttivo negato ai poveri..
L'invito rivolto ai tecnici di fare un passo indietro di fronte
all 'intrinseco valore etico della legge non convince.
Difficile infatti pensare che spagnoli e francesi siano più
scostumati di noi.... La verità è che dietro la
legge sono riconoscibili motivazioni più semplici e meno
nobili.
Ad esempio il modesto interesse attribuito al problema infertilità
dalla maggioranza dei cittadini che non ne soffre, oppure l'esistenza
nel nostro paese, come recentemente osservava Michele Salvati
(Corriere della Sera del 13 Dicembre) di "due schieramenti
politici che sanno quanto conti la forte influenza della Chiesa
sui consensi elettorali e di una Chiesa che ritiene opportuno
che lo Stato imponga per via legislativa comportamenti corretti
da un punto di vista religioso".
Oggi è così. Se e quando i cittadini si faranno
meno influenzare nei propri giudizi, anche le leggi espresse dal
Parlamento saranno diverse.
Per la fecondazione in vitro esiste anche la possibilità
che la scienza possa cambiare le regole del gioco. In condizioni
naturali la donna fertile non sempre produce ovociti perfetti.
Lo dimostrano sia la bassa quota di concepimenti per ciclo, sia
l'elevata quota di aborti precoci.
Quando la scienza riuscirà a migliorare la qualità
degli ovociti selezionati durante il ciclo ovarico, gli attuali
vincoli legislativi perderanno ogni valore e l'intelligenza umana
avrà ancora una volta
anticipato significativi spazi di libertà.
Pier
Giorgio Crosignani
Ho
atteso i commenti di alcuni di voi per chiudere questa parte di
Repronews dedicata alla legge sulla Procreatica.
Devo dire che sono veramente soddisfatto: abbiamo trovato anche
in questo settore difficile, dove tutti i paesi che ci circondano
hanno legiferato in maniera appropriata, la cosiddetta “via
italiana”.
Chi non ha mai eseguito tali tecniche, chi non ha mai visto in
laboratorio un embrione, chi non sa cosa siano 2 pronuclei, parla…
scrive…. approva… disapprova…, fino al punto
di lamentarsi dei commenti della comunità scientifica internazionale.
Chi invece esegue queste tecniche e sa di cosa sta parlando, avverte,
mette in guardia, spiega….
Non si capisce il perché visto che la “via italiana”
è stata trovata: inventiamoci nuove tecniche, sperimentiamole
alle spalle dei pazienti con i danari del Ministero della Salute
poi… vedremo i risultati! Non cerchiamo di applicare tecniche
già in uso e collaudate quali il congelamento dei 2 pronuclei
perché, come insigni docenti (che hanno trovato la “via
italiana” di insegnare ginecologia nelle facoltà
mediche senza avere l’assistenza) dopo aver “ripassato
l’embriologia” ci insegnano…. Bisogna prima
sperimentare (sempre possibilmente con il denaro dello Stato!).
Bene ce l’abbiamo fatta, abbiamo un’ottima legge che
ha l’unico difettuccio di essere l’unica sul pianeta
Terra: il fatto che l’Italia sia l’unico paese ad
avere questo tipo di legge deve essere un vanto: è la vera
“via italiana”, una specie di marchio di origine controllata
che tutti dobbiamo sostenere con fiducia. Guido Ragni e Piergiorgio
Crosignani hanno sempre sostenuto che un popolo ha le leggi che
si merita quindi, non potendo cambiare la legge…. dobbiamo
cambiare popolo! Non è detto che l’esilio dorato
sia peggio di una prigionia domestica.
Rimane solo un piccolo problema: l’emigrazione dei nostri
centri, magari proprio dove recentemente, secondo fonti giornalistiche,
il Presidente del Consiglio ha dato le Sue preferenze per migliorare
la Sua salute, coinvolge centinaia di migliaia di cittadini italiani.
Sono certo che anche loro troveranno la “via italiana”.
Tutto sommato non siamo un popolo di poeti e di navigatori? Quindi
scriviamo, scriviamo e navighiamo (mica è escluso il navigatore
satellitare!)
Luca
Gianaroli
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