Premessa
Sull’onda della ben nota campagna tesa a demonizzare la TOS,
si è sviluppato il successo commerciale di numerosi preparati
a base di isoflavoni di soia o di altre piante come ad esempio il
trifoglio rosso.
Molto si è discusso sulla reale efficacia di questi prodotti,
sull’affidabilità e comparabilità dei dati esistenti
nonché su ipotetici meccanismi d’azione. In molti casi
si è voluta ricercare un’attività farmacologica
degli isoflavoni prescindendo dal loro destino metabolico che non
è lo stesso in tutti i soggetti.
Le donne “equol producer”
Esistono batteri della flora intestinale capaci di convertire la daidzeina,
isoflavone della soia, in equolo.
DAIDZEINA
-->[ DEIDRODAIDZEINA ] --> EQUOLO
L’equolo,
così chiamato perché originariamente rinvenuto nelle
urine di cavalle gravide, è una molecola che possiede attività
estrogenica, con affinità sia per i recettori ? che per i recettori
?. Non tutte le donne però sono in grado di convertire in equolo
la daidzeina fornita dalla dieta, a causa di un inadeguato ecosistema
intestinale. Le donne “equol producer” sono circa un terzo
del totale. Con tutta probabilità più di un batterio
è coinvolto in questa biotrasformazione metabolica: alcuni
antibiotici come l’ampicillina bloccano infatti la produzione
di equolo in vitro, ma non quella della deidrodaidzeina. Le donne
in grado di convertire la daidzeina in equolo mostrano alcune caratteristiche
peculiari:
- un basso rischio di tumore al seno, almeno secondo alcuni autori
- un sensibile allungamento del ciclo mestruale a seguito di somministrazione
di isoflavoni con la dieta
Sulla base di questi elementi, si può ipotizzare che solo le
donne produttrici di equolo, e cioè una minoranza, mostrino
una apprezzabile riduzione di sintomi menopausali (=vampate di calore)
a seguito dell’apporto di fitoestrogeni.
Questo spiegherebbe la mancanza di univocità dei dati clinici
esistenti, e la diversità di conclusioni a cui sono giunti
gli sperimentatori che hanno effettuato test sui fitoestrogeni.
Molti di questi problemi potrebbero essere risolti utilizzando un
estratto vegetale di soia o di trifoglio rosso sufficientemente arricchiti
in equolo attraverso un processo preliminare di biotrasformazione.
Gli isoflavoni “fermentati”
E’ stato recentemente messo a punto e brevettato un sistema
di biotrasformazione degli isoflavoni che utilizza un unico ceppo
batterico assolutamente non patogeno che, in condizioni anaerobiche
ed in presenza di modeste concentrazioni di cloruro ferrico, è
in grado di operare la biotrasformazione in equolo partendo addirittura
da formononetina (= daidzeina metilata).

Quest’ultima
viene anzitutto demetilata a daidzeina che viene successivamente convertita
in equolo secondo il processo già illustrato.
L’estratto di partenza impiegato è un preparato commerciale
ricavato da trifoglio rosso (titolo in isoflavoni al 40% in forma
agliconica) che è stato prescelto proprio per il suo alto contenuto
di formononetina.
Questo estratto arricchito in equolo mediante biotrasformazione sarà
presto disponibile per i test clinici
.
Bibliografia:
1. “Biotransformation of the isoflavoinoids
biochain A, formononetin, and glycitein by Eubacterium limosum”,
Hor-Gil Hur, Fatemeh Rafii, FEMS Microbiology Letters 192 (2000),
21-25
2. “The clinical importance of metabolite equol
– a clue to the effectiveness of soy and its isoflavones”,
Setchell KDR et al., Am Soc Clin Nutr, 2002
3. “The phytoestrogen equol increases nitric
oxide availability by inhibing superoxide production: an antioxidant
mechanism for cell-mediated LDL modification”, Hwang et al.,
Free Radical Biology, 2003
|