La crioconservazione del seme e del tessuto testicolare.



La crioconservazione del seme e del tessuto testicolare.

Francesco Lombardo, Loredana Gandini, Andrea Lenzi,
Petros Tsamatropoulos, Franco Dondero*

UOC di Andrologia, Fisiopatologia della Riproduzione e Diagnostica Endocrinologica.
Dipartimento di Fisiopatologia Medica.



Introduzione
La crioconservazione del seme o del tessuto testicolare è una metodologia che permette di conservare i gameti maschili per un tempo indefinito e rappresenta un formidabile strumento per i pazienti che si sottopongono a trattamenti medici o chirurgici potenzialmente in grado di indurre sterilità o che per motivi di lavoro sono esposti a sostanze genotossiche. La Banca del Seme rappresenta, inoltre, un valido supporto per tutte quelle patologie urogenitali che necessitano di interventi chirurgici che alterano la funzione eiaculatoria, nonché per i pazienti affetti da azoospermia secretoria o escretoria per i quali è possibile crioconservare il tessuto testicolare, modificando quindi radicalmente la prognosi di questi soggetti in passato etichettati come sterili. Lo scopo della crioconservazione è quello di mantenere in vita le cellule superando i problemi provocati dal passaggio di stato dell’acqua. Infatti il maggiore problema biologico della crioconservazione è rappresentato dal possibile danno sui meccanismi di controllo delle attività molecolari a livello cellulare in quanto i processi vitali sono la conseguenza di reazioni biochimiche che avvengono grazie ai movimenti molecolari in acqua. Quando l'acqua intra ed extra cellulare si trasforma in ghiaccio si crea uno stato di "vita sospesa", che consente la conservazione delle cellule per periodi di tempo variabile. Una volta che il sistema biologico viene riportato a temperatura ambiente si ha la ripresa degli scambi molecolari senza che si verfichino danni cellulari. Perchè ciò avvenga è necessario seguire specifiche procedure (Sherman, 1990). Infatti, le cellule esposte a basse temperature subiscono danni irreversibili che ne provocano la morte. Per ovviare a tali danni si ricorre in criobiologia a metodologie che proteggono il materiale biologico dallo shock termico mediante l'uso di terreni di crioconservazione (Yolk Buffer) costituiti da specifiche sostanze che hanno lo scopo di preservare lo spermatozoo dalla disidratazione e dall'aumento della concentrazione di sali (glicerolo, glicina, saccarosio, ecc.), di proteggerlo dallo shock termico (tuorlo d'uovo, glicerolo, glicina), di salvaguardare l'integrità della membrana cellulare, soprattutto nella parte lipoproteica (tuorlo d'uovo, glicerolo) e di ottimizzare l'osmolarità nei fluidi extracellulari (zuccheri, sali, ecc) (Mortimer, 2004). Impiegando tali terreno di crioconservazione il campione viene diluito ed incubato a 37°C affinchè si realizzi la fase del condizionamento che rappresenta il tempo necessario alle sostanze contenute nel terreno per interagire con le strutture cellulari che dovrà proteggere.

Metodiche di congelamento
Per quanto riguarda le metodiche di congelamento, le tecniche maggiormente utilizzate sono: 1) il metodo rapido, proposto per la prima volta da Sherman (1990), in cui le paillettes vengono lasciate a contatto dei vapori di azoto per circa 8 min e, quindi, immerse in azoto liquido a -196°C; 2) il metodo lento, proposto da Behrman e Sawada, in cui il campione seminale viene portato a 4°C in 20-30 min, quindi a -40°C in 5-10 min e, infine, immerso in azoto liquido a -196°C; 3) il metodo lento automatizzato che impiega dei sistemi computerizzati nei quali il campione seminale viene gradualmente raffreddato ad una velocità di abbassamento della temperatura compresa fra 1°C e 10°C/min sino ad arrivare all'immersione finale in azoto liquido a -196°C.
La tecnica di crioconservazione del seme più utilizzata è schematizzata nella Tabella 1.

Tabella 1 – Tecnica di crioconservazione del seme (metodo di Sherman)

• Diluire con terreno crioprotettivo, il campione di liquido seminale, al termine
della fluidificazione alla diluizione 1:2 e miscelare delicatamente.
• Lasciare la sospensione così ottenuta a 37°C per 15 min.
• Aspirare la sospensione nelle paillettes con la pompa a vuoto.
• Sigillare le paillettes con l'apposita sigillatrice.
• Identificare le paillettes con il nome o il codice del paziente mediante etichettatrice
• Inserire le paillettes nella rastrelliera.
• Inserire il dispositivo di crioconservazione nel contenitore dell'azoto.
• Far discendere lentamente le paillettes sino a raggiungere la superficie dell'azoto,
quindi, sollevare lentamente la rastrelliera al di sopra del livello dell'azoto.
• Lasciare nei vapori di azoto circa 8 min .
• Immergere lentamente le paillettes nell'azoto liquido.
• Estrarre lentamente le paillettes dall'azoto e trasferirle negli appositi cestelli.
• Scongelare le paillettes a temperatura ambiente per 15 min.

Per quanto riguarda gli spermatozoi ottenuti mediante prelievo testicolare, il materiale bioptico, posto in una capsula di Petri contenente un terreno di coltura, viene sminuzzato in piccoli frammenti con aghi da 25 gauge e poi osservato al microscopio invertito (200X o 400X) per evidenziare la presenza di spermatozoi. Tale terreno di coltura viene aspirato e trasferito in una provetta sterile e lasciato sedimentare, il surnatante viene lavato con lo stesso terreno di coltura e quindi diluito goccia a goccia con il terreno di crioconservazione (Yolk Buffer) alla diluizione 1:2. La sospensione viene miscelata delicatamente e poi aspirata nelle paillettes che vengono sigillate, identificate e infine congelate secondo il metodo rapido o lento. Il tessuto testicolare residuo viene diluito con il terreno di crioconservazione e congelato separatamente.
Per quanto riguarda lo scongelamento è necessario estrarre lentamente le paillettes dall'azoto liquido e consentire il raggiungimento dell'equilibrio termico tra materiale cellulare ed ambiente esterno al fine di evitare bruschi sbalzi termici. Attualmente vengono impiegate varie tecniche di scongelamento, tra cui ricordiamo: lo scongelamento a T ambiente per 10 min e il successivo passaggio in termostato a 37°C per altri 10 min; lo scongelamento in termostato a bagnomaria a 37°C per 10 min; lo scongelamento a T ambiente (22°C) per 15 min.
Il paziente che crioconserva il proprio seme deve essere sottoposto ad uno screening infettivologico per evitare la potenziale dispersione di microorganismi nel contenitore di crioconservazione ed il potenziale inquinamento degli altri campioni seminali in esso contenuti (Bielanski et al., 2003).
La crioconservazione del liquido seminale può avvenire esclusivamente per spontanea volontà del soggetto che effettua il deposito ed al solo scopo della futura utilizzazione personale sulla propria partner consenziente. Al fine di evitare conseguenze penali è indispensabile far sottoscrivere al paziente un consenso informato in cui sia precisato, fra l’altro, il periodo di scadenza al termine del quale il paziente, se lo desidera, deve rinnovare il deposito, che il seme crioconservato è di proprietà esclusiva di colui che deposita e che può essere richiesto e ritirato solo dal legittimo proprietario.


Indicazioni alla crioconservazione del seme e del tessuto testicolare
SLe principali indicazioni alla crioconservazione omologa del seme e del tessuto testicolare sono riportate nella tabella 2.
I principali tumori che vengono riscontrati nei pazienti che depositano gli spermatozoi presso le banche del seme sono i tumori testicolari (seminoma, carcinoma embrionale, coriocarcinoma, teratoma e tumori misti composti da più di uno dei precedenti istotipi), linfomi di Hodgkin, linfomi non Hodgkin, leucemie.

Tabella 2 – Principali indicazioni alla criconservazione del seme omologo

1. Pazienti affetti da patologie neoplastiche o autoimmuni che si sottopongono a terapie in grado di causare sterilità transitoria o permanente
2. Pazienti affetti da patologie urologiche che si devono sottoporre ad interventi chirurgici in grado di alterare i meccanismi dell’eiaculazione
3. Pazienti che si sottopongono a vasectomia
4. Pazienti con lesioni del midollo spinale
5. Pazienti inseriti in programmi di fecondazione assistita

I progressi nella terapia anti-neoplastica e le sempre più sofisticate tecniche di Fecondazione Assistita hanno aperto nuove possibilità riproduttive per il maschio infertile e, quindi, la crioconservazione del seme si impone anche nei casi di liquidi seminali gravemente alterati che non avrebbero avuto nessuna possibilità di fecondare in epoca pre-ICSI. È, pertanto, imperativo informare il paziente neoplastico di questa possibilità in caso di terapie che possono ledere in modo irreversibile la capacità fecondante ed è altrettanto imperativo eseguire la crioconservazione prima dell’inizio di qualsiasi terapia.
In caso di patologie neoplastiche testicolari il “periodo finestra” ultile per una corretta crioconservazione è quello fra l’intervento chirurgico di orchiectomia e l’inizio della chemio o radioterapia. In caso di altre patologie tumorali, degenerative o autoimmuni il deposito del seme deve essere comunque eseguito prima di qualunque terapia che possa interferire con la spermatogenesi e con l’integrità del genoma (Gandini et al., 2003).
I dati provenienti dai centri di fecondazione assistita ad oggi disponibili indicano che non vi sarebbe un aumento del rischio e di malformazioni nei nati da ICSI con spermatozoi crioconservati. Tuttavia il numero dei casi ad oggi valutati non è sufficiente per rispondere in maniera definitiva e tranquillizzante a tale questione (Blackhall et al., 2002).
La prostatectomia si associa spesso ad eiaculazione retrograda, cioè al passaggio dello sperma, al momento dell’eiaculazione, in vescica, piuttosto che all’esterno come di norma. Essa è dovuta allla perdita del meccanismo di chiusura del collo vescicale e comporta l’impossibilità di procreare mentre si mantiene normale l’erezione. Tale condizione si verifica nell’80-90% dei Pazienti operati di adenomectomia transvescicale (Quek et al., 2003). Ovviamente, anche in questo caso, la crioconservazione preventiva del liquido seminale, può ovviare all’eventuale impotenza generandi a cui vanno incontro questi soggetti.
La vasectomia rappresenta un metodo contraccettivo invasivo e spesso irreversibile ed, ad oggi, poco utilizzato. Anche se la coppia si trova nella necessità di fare una scelta definitiva sulla sua capacità procreativa, varie circostanze (morte di un figlio o della partner, separazione dalla partner e nuovo desiderio di paternità) possono portare ad un ripensamento con conseguente desiderio di ricanalizzazione mediante vaso-vasostomia o vaso-epididimostomia. La crioconservazione in questi casi può consentire la possibilità di fertilità nel caso l’intervento di ricanalizzazione non portasse ai risultati sperati (Wood et al., 2002).
Un gruppo di pazienti sicuramente meno rappresentato è quello dei mielolesi con perdita della capacità eiaculatoria. In questi casi è possibile raccogliere il seme applicando un intenso stimolo vibratorio a livello della supeficie dorsale e ventrale del glande e sull’area peno scrotale oppure, in caso di fallimento, mediante elettrostimolazione per via rettale; quest’ultima tecnica richiede nel 25% dei casi un’anestesia generale in particolare nei pazienti con sensibilità conservata e/o lesioni incomplete (Shieh, 2003).
Da quando sono state introdotte le tecniche di fecondazione artificiale ed in particolare la ICSI (intra cytoplasmic sperm injection) (Palermo et al., 1992) il concetto di sterilità maschile si è andato modificando. Infatti in epoca pre-ICSI le forme di infertilità da grave fattore maschile (severa oligoastenoteratozoospemia o azoospermia) avevano inevitabilmente una prognosi sfavorevole. Una autentica rivoluzione in questo campo è avvenuta quando è stato messo a punto il prelievo microchirurgico di spermatozoi epididimari con la conseguente possibilità di recuperare ed impiegare in una tecnica di fecondazione assistita spermatozoi provenienti da pazienti affetti da azoospermia ostruttiva.
Tali tecniche di recupero degli spermatozoi sono applicate nei casi di azoospermia ostruttiva che non possono essere trattati con successo con la microchirurgia ricostruttiva o nei casi di severissima oligoastenoteratozoospermia o azoospermia ipergonodotropa da sindrome a sole cellule di Sertoli focale o da arresto incompleto della spermatogenesi; in questi ultimi casi la spermatogenesi è talmente compromessa da non consentire la presenza di spermatozoi nell’eiaculato ma, a volte, è possibile trovare piccoli focolai di spermatogenesi intratesticolare con possibile impiego nelle tecniche di fecondazione assistita (Gordon, 2002). Ovviamente la crioconservazione degli spermatozoi non impiegati o dei frammenti di tessuto testicolare ottenuto da biopsie consente al paziente di evitare ulteriori trattamenti invasivi. La crioconservazione del tessuto testicolare è divenuta, quindi, un momento essenziale nei programmi di fecondazione assistita e nei pazienti che si sottopongono a biopsia testicolare, ultimo livello dell’iter diagnostico dell’azoospermia escretoria o secretoria. Infatti, nel primo caso consente di avere la certezza di poter utilizzare gli spermatozoi del partner al momento del prelievo ovocitario e, nel secondo caso, se affianca il prelievo bioptico eseguito a fini diagnostici, consente al paziente di non subire una seconda biopsia in sede di fecondazione assistita
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Conclusioni
In conclusione la crioconservazione del seme rappresenta uno dei più importanti presidi che abbiamo oggi a disposizione per garantire una possibile futura fertilità a pazienti che in passato sarebbero stati condannati alla sterilità. Questo assume un significato particolare nel caso dei pazienti affetti da patologie neoplastiche i quali si trovano ovviamente in un momento di grandissimo sconforto fisico e psicologico; poter garantire un futuro fertile a tali pazienti può rappresentare uno spiraglio di serenità e di incoraggiamento per affrontare le difficoltà del momento. A tal fine è assolutamente necessario sensibilizzare gli oncologi e gli ematologi che più spesso vengono a contatto con questa tipologia di pazienti affinché prospettino tale eventualità ed è indispensabile che ogni regione si fornisca di una efficiente banca del seme in modo da soddisfare nei tempi più brevi possibili e con il più alto grado di professionalità, le sempre maggiori richieste di crioconservazione. Proprio al fine di diffondere l’impiego della crioconservazione del seme e per aumentare più possibile gli standard di effettuazione di tale pratica è stata istituita la European Association of Tissue Bank (EATB) una associazione non profit che, come si legge nel suo statuto, si propone di promuovere la cooperazione, la ricerca e lo sviluppo delle “tissue banking” in Europa.

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UOC di Andrologia, Fisiopatologia della Riproduzione e Diagnostica Endocrinologica– Dipartimento di Fisiopatologia Medica - Policlinico "Umberto I" - Università di Roma "La Sapienza". Email: francesco.lombardo@uniroma1.it
*UOC di Endocrinologia e Andrologia Section of the Rome Training Centre in Andrology of the
Europea Academy of Andrology